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Veterinari dietro le quinte di Una Sola Salute

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Durante questi ultimi mesi la parola salute è stata sempre associata all’epidemia da coronavirus in atto e le preoccupazioni prevalenti indirizzate a come prevenire, curare, evitare la malattia. Durante tutto il periodo abbiamo però beneficiato di supermercati pieni e di cibi freschi e sani. Tutto ciò ci è sembrato normale, forse qualcuno lo ha ritenuto dovuto, ma non è così in molte parti del mondo. Dietro le quinte della nostra salute, per la quale si sono prodigati medici e operatori sanitari, ci sono state varie categorie di persone che hanno sempre lavorato assicurando in altri modi il benessere dei cittadini. Il sito Alimenti&Salute https://www.alimenti-salute.it/ ha voluto sottolineare con un video (https://www.youtube.com/watch?v=0-815LLEOsk), il lavoro dei veterinari pubblici addetti ai controlli ufficiali negli impianti di lavorazione dei prodotti alimentari, lavoro per certi versi silenzioso e invisibile. I veterinari hanno raccontato la loro esperienza e l’impegno per mantenere nel contempo la salute degli operatori e la salubrità e qualità degli alimenti.
Il video è accompagnato da una presentazione che ne spiega le finalità e i contenuti.
 
Dalla fine di febbraio 2020 tutto è cambiato. Le industrie alimentari hanno continuato a lavorare per garantire la produzione di alimenti e hanno dovuto, da subito, cominciare ad organizzarsi per cercare di garantire oltre che produzioni sicure, anche le necessarie misure di protezione e distanziamento dei lavoratori.
Stessa cosa per gli operatori del controllo ufficiale. Abbiamo intervistato alcuni veterinari, responsabili del controllo in alcuni grossi stabilimenti di macellazione di suini, bovini ed avicoli, presenti nel territorio della Regione Emilia-Romagna, per farci raccontare la loro esperienza. Il servizio veterinario non è nuovo alle epidemie o alle pandemie, l’influenza aviaria ad esempio è ancora presente in Europa e nel mondo così come la peste suina africana viene continuamente monitorata per impedire che dilaghi in tutta Europa; per far questo la sanità pubblica veterinaria deve garantire che le filiere degli alimenti di origine animale (dall’allevamento fino alla distribuzione) vengano attentamente poste sotto controllo sia per la sanità animale che per la sicurezza alimentare.”
 
Si parla spesso di approccio”One Health”, Una Sola Salute, il lavoro dei veterinari in questo periodo, più che in altri, è la testimonianza più evidente di quanto questo approccio sia necessario nella società globalizzata.

Veterinari dietro le quinte di Una Sola Salute

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Durante questi ultimi mesi la parola salute è stata sempre associata all’epidemia da coronavirus in atto e le preoccupazioni prevalenti indirizzate a come prevenire, curare, evitare la malattia. Durante tutto il periodo abbiamo però beneficiato di supermercati pieni e di cibi freschi e sani. Tutto ciò ci è sembrato normale, forse qualcuno lo ha ritenuto dovuto, ma non è così in molte parti del mondo. Dietro le quinte della nostra salute, per la quale si sono prodigati medici e operatori sanitari, ci sono state varie categorie di persone che hanno sempre lavorato assicurando in altri modi il benessere dei cittadini. Il sito Alimenti&Salute https://www.alimenti-salute.it/ ha voluto sottolineare con un video (https://www.youtube.com/watch?v=0-815LLEOsk), il lavoro dei veterinari pubblici addetti ai controlli ufficiali negli impianti di lavorazione dei prodotti alimentari, lavoro per certi versi silenzioso e invisibile. I veterinari hanno raccontato la loro esperienza e l’impegno per mantenere nel contempo la salute degli operatori e la salubrità e qualità degli alimenti.
Il video è accompagnato da una presentazione che ne spiega le finalità e i contenuti.
 
Dalla fine di febbraio 2020 tutto è cambiato. Le industrie alimentari hanno continuato a lavorare per garantire la produzione di alimenti e hanno dovuto, da subito, cominciare ad organizzarsi per cercare di garantire oltre che produzioni sicure, anche le necessarie misure di protezione e distanziamento dei lavoratori.
Stessa cosa per gli operatori del controllo ufficiale. Abbiamo intervistato alcuni veterinari, responsabili del controllo in alcuni grossi stabilimenti di macellazione di suini, bovini ed avicoli, presenti nel territorio della Regione Emilia-Romagna, per farci raccontare la loro esperienza. Il servizio veterinario non è nuovo alle epidemie o alle pandemie, l’influenza aviaria ad esempio è ancora presente in Europa e nel mondo così come la peste suina africana viene continuamente monitorata per impedire che dilaghi in tutta Europa; per far questo la sanità pubblica veterinaria deve garantire che le filiere degli alimenti di origine animale (dall’allevamento fino alla distribuzione) vengano attentamente poste sotto controllo sia per la sanità animale che per la sicurezza alimentare.”
 
Si parla spesso di approccio”One Health”, Una Sola Salute, il lavoro dei veterinari in questo periodo, più che in altri, è la testimonianza più evidente di quanto questo approccio sia necessario nella società globalizzata.

Zooprofilattici, una rete invidiabile

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Gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IIZZSS) in Italia sono 10 enti biregionali che svolgono la loro attività prevalente nel settore della salute pubblica veterinaria, costituendo una rete di istituzioni a carattere tecnico scientifico di supporto a tutte le attività riguardanti la salute e il benessere degli animali, la sicurezza alimentare e l’ambiente. La diagnostica delle malattie, il controllo dei prodotti e dei processi di produzione alimentare, la rilevazione della presenza di sostanze tossiche nei prodotti e nell’ambiente costituiscono la parte più rilevante delle attività senza trascurare l’attività di formazione e ricerca e la consulenza tecnico scientifica nei settori di competenza.
Gli IIZZSS, coordinati dal Ministero della Salute, costituiscono una rete di laboratori di controllo e strutture di ricerca, integrata con i territori, che assume un ruolo importante nell’approccio One Health alla salute dell’uomo e degli animali.
Nel periodo del coronavirus quasi tutti gli IIZZSS hanno potuto affiancare la sanità pubblica, mettendo a disposizione laboratori e competenze per l’esame dei tamponi, per la messa a punto di metodiche sierologiche (IZSLER) e per il sequenziamento di ceppi di virus SARS Cov 2 (IZSLVe), senza ridurre le attività di controllo dei prodotti alimentari e le restanti attività fondamentali per la salute e il benessere degli animali. Gli IIZZSS ad esempio già da alcuni anni costituiscono il primo baluardo per le malattie trasmesse da insetti, come per la West Nile e per la Chikungunya, attraverso il piano di controllo dei vettori, partecipano attivamente al contrasto dell’Antimicrobico Resistenza con specifici strumenti messi a punto per il controllo dell’utilizzo di antibiotici (es. Classyfarm) e condividono con il settore della medicina umana le conoscenze sugli isolamenti di patogeni batterici dagli animali e dagli alimenti attraverso la partecipazione dei laboratori di analisi dei ceppi e dei dati (es. Laboratorio di analisi del rischio di Parma).
Ancor più recentemente il primo isolamento mondiale di Lyssavirus da un gatto, avvenuto in Italia, ha messo in evidenza come la rete di controllo e di ricerca degli IIZZSS sia importante per la sanità pubblica. Sulla base di un sospetto di malattia nervosa, simile alla rabbia, conseguente ad una morsicatura, un collega veterinario di Arezzo ha inviato il materiale all’IZSVe (Zooprofilattico delle Venezie – Centro di referenza per la rabbia silvestre) che prima ha escluso la rabbia, e poi ha confermato l’isolamento di un virus dei pipistrelli dal cervello del gatto testimoniando che il passaggio del Lyssavirus dai pipistrelli ai gatti è possibile.
Per quanto l’evento non abbia ripercussioni sulla salute umana, il virus infatti non si diffonde all’uomo, il suo pronto isolamento e caratterizzazione da una parte ha evitato alla persona morsicata un inutile trattamento sanitario, dall’altro ha impedito inutili allarmismi nella popolazione. Il Ministero della Salute ha emesso una circolare volta a stimolare l’attenzione al problema senza suscitare panico (Circolare DGSAF DGPREV del 3 luglio 2020 West Caucasian Lyssavirus isolato da un gatto – Indicazioni precauzionali).
La possibilità di disporre in Italia di una rete di laboratori competenti integrata nel territorio da veterinari liberi professionisti e da veterinari pubblici, pronta alla rilevazione e caratterizzazione di nuove agenti pericolosi per gli animali e per l’uomo, permette di affrontare le sfide che la globalizzazione, anche nel settore della salute, ci mette di fronte nei fatti di ogni giorno.

Un saluto a Gianfranco Panina, Direttore emerito e ricercatore

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Si è spento oggi il prof. Gianfranco Panina, una delle figure veterinarie storiche dell’IZSLER, nato professionalmente come veterinario di campo nelle zone della Bassa Bresciana, è passato poi all’Istituto Zooprofilattico, attratto dalle attività di ricerca. Ha diretto la struttura di Produzione e Ricerca del vaccino contro l’Afta epizootica, divenendo uno dei massimi esperti mondiali in materia, ha contribuito alla eradicazione della Peste Suina Classica e della stessa Afta epizootica. Attivo nella produzione scientifica e nello studio ha diretto per molti anni la Scuola per la ricerca Scientifica, un corso di preparazione tecnico-pratico che ha diplomato quasi tutti i dirigenti veterinari degli Istituti di tutta Italia di quegli anni, per approdare alla Direzione nel 1987. Attento ai cambiamenti della sanità pubblica di quegli anni, e sensibile all’importanza e al ruolo strategico degli Istituti zooprofilattici, ha cercato durante gli anni di Direzione di sottolineare l’importanza di una ricerca di qualità, delle collaborazioni internazionali e della produzione scientifica come strumenti per essere in grado di fornire un servizio adeguato alla sanità pubblica veterinaria con l’identità propria dell’IZSLER. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 1993, ha collaborato con l’ordine dei veterinari di Brescia partecipando alla preparazione della rivista “Il Chirone”, rinata nel 2010 grazie anche al suo contributo con la pubblicazione costante della rassegna della stampa internazionale.
La direzione e tutti i dipendenti IZSLER, in particolare quanti hanno collaborato con lui, porgono le più sentite condoglianze alla famiglia.
 

Un saluto a Gianfranco Panina, Direttore emerito e ricercatore

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Si è spento oggi il prof. Gianfranco Panina, una delle figure veterinarie storiche dell’IZSLER, nato professionalmente come veterinario di campo nelle zone della Bassa Bresciana, è passato poi all’Istituto Zooprofilattico, attratto dalle attività di ricerca. Ha diretto la struttura di Produzione e Ricerca del vaccino contro l’Afta epizootica, divenendo uno dei massimi esperti mondiali in materia, ha contribuito alla eradicazione della Peste Suina Classica e della stessa Afta epizootica. Attivo nella produzione scientifica e nello studio ha diretto per molti anni la Scuola per la ricerca Scientifica, un corso di preparazione tecnico-pratico che ha diplomato quasi tutti i dirigenti veterinari degli Istituti di tutta Italia di quegli anni, per approdare alla Direzione nel 1987. Attento ai cambiamenti della sanità pubblica di quegli anni, e sensibile all’importanza e al ruolo strategico degli Istituti zooprofilattici, ha cercato durante gli anni di Direzione di sottolineare l’importanza di una ricerca di qualità, delle collaborazioni internazionali e della produzione scientifica come strumenti per essere in grado di fornire un servizio adeguato alla sanità pubblica veterinaria con l’identità propria dell’IZSLER. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 1993, ha collaborato con l’ordine dei veterinari di Brescia partecipando alla preparazione della rivista “Il Chirone”, rinata nel 2010 grazie anche al suo contributo con la pubblicazione costante della rassegna della stampa internazionale.
La direzione e tutti i dipendenti IZSLER, in particolare quanti hanno collaborato con lui, porgono le più sentite condoglianze alla famiglia.
 

Influenza suina, un nuovo virus cinese sotto la lente dei veterinari

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In tempo di pandemia la soglia di attenzione dei media e dell’opinione pubblica verso tutto ciò che è “virale” e di provenienza “asiatica” è molto alta. In questi giorni è stato pubblicato e diffuso uno studio di ricercatori cinesi sulla circolazione di un nuovo virus influenzale nei suini, che per le sue capacità diffusive viene tenuto sotto controllo dai veterinari e dai virologi di tutto il mondo. Attualmente non ci sono evidenze della possibile presenza del virus nelle carni o nei prodotti derivati dei suini, se non come contaminazione superficiale. I laboratori dell’Istituto zooprofilattico seguono l’evoluzione della malattia per scoprire se e quando il virus potrebbe giungere in Italia.

Diversi virus influenzali tipo A, appartenenti generalmente ai sottotipi H1N1, H3N2 e H1N2, circolano nella popolazione suina mondiale, provocando frequentemente forme respiratorie in questa specie, senza per questo trasmettersi all’uomo.
Il virus recentemente isolato (virus G4), come altri virus influenzali suini, possiede la capacità di legarsi ai recettori alpha 2-6 che sono presenti nelle vie respiratorie dell’uomo e del suino. Uno studio condotto in furetti ha rilevato che il virus G4 presenta una capacità di trasmissione tramite aerosol superiore agli altri virus suini e simile al virus pandemico del 2009. Il centro di Riferimento OIE per l’influenza suina della sede territoriale di Parma ed il laboratorio di Virologia della Sede Centrale dell’Istituto Zooprofilattico (IZSLER), procedono sistematicamente all’isolamento dei virus provenienti dal territorio analizzandone anche le caratteristiche e confrontandole con i ceppi isolati nel resto del mondo. Dati del laboratorio OIE di riferimento per l’influenza suina dell’IZSLER, ottenuti dal sequenziamento di 347 ceppi H1N1 isolati dal suino nel periodo 2017-2020 in Italia, escludono che tra questi siano compresi stipiti appartenenti al nuovo H1N1 descritto dai ricercatori cinesi.
Non ci sono per altro evidenze che questo nuovo ceppo virale H1N1 si comporti diversamente dagli altri virus influenzali circolanti nella popolazione suina, dove l’infezione è esclusivamente respiratoria, senza viremia (quindi senza la presenza di particelle virali nel circolo ematico) o diffusione del virus ai muscoli o agli organi commestibili. La contaminazione occasionale di carne o organi attraverso le secrezioni respiratorie di animali infetti al momento della macellazione, con modeste quantità di virus, è comunque possibile. Occorre anche sottolineare che la possibilità di avere animali che eliminano il virus all’età di macellazione, in particolare nella realtà Italiana dove si produce prevalentemente il suino pesante, con età non inferiore a 9 mesi, è evenienza non frequente.
In ogni caso, se ingerito con il cibo, il virus deve superare diversi ostacoli come il PH acido dello stomaco e sali biliari nel duodeno, che sono dannosi per il virus stesso. Non ci sono prove che i tessuti del tratto gastrointestinale umano possano servire da porta di accesso o organo bersaglio per i virus influenzali di questo tipo.
Quando il cibo o i prodotti alimentari vengono riscaldati si verifica una rapida inattivazione del virus e a 70°C il virus viene inattivato in pochi secondi. Le evidenze poc’anzi riportate e descritte nel parere EFSA pubblicato nel 2010 proprio sul tema della sicurezza alimentare in relazione alla circolazione del virus H1N1 pandemico del 2009, sottolineano come la trasmissione dei virus influenzali del suino riconosca prevalentemente la via respiratoria tramite aerosol contenente particelle virali, mentre, anche se non può essere escluso nel caso di consumo di carne cruda, non è dimostrata la trasmissione dei virus dell’influenza suina attraverso il consumo di carne di maiale trasformata e altri prodotti derivati.
Allo stato attuale non ci sono evidenze della circolazione del virus G4 nella popolazione suina e nell’uomo al di fuori della Cina. L’evoluzione dei virus influenzali nelle specie animali viene seguita attentamente dai veterinari e dai virologi di tutto il mondo.

Dal Rotary uno strumento in più contro Covid-19

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Come riportato sugli organi di stampa, l’IZSLER ha ricevuto dal Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari un contributo di 30.500,00 euro, finalizzato all’acquisto di un estrattore semi automatico per acidi nucleici per l’esame dei tamponi nell’ambito dell’emergenza COVID 19.
Si tratta di un gesto concreto ed importante a favore della salute pubblica del nostro Paese, che consente all’Istituto di migliorare ulteriormente le prestazioni della propria attività diagnostica.
 
L’incontro con la Direzione ha permesso inoltre al Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari di conoscere in modo approfondito l’attività istituzionale svolta dall’Istituto sul territorio delle Regioni Lombardia ed Emilia – Romagna ed il supporto tecnico – scientifico fornito a livello nazionale ed internazionale. 
La Direzione dell’Istituto ringrazia tutti i soci dei Club Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari per la generosità attiva e l’interesse dimostrati alla responsabilità sociale della nostra realtà.

Dal Rotary uno strumento in più contro Covid-19

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Come riportato sugli organi di stampa, l’IZSLER ha ricevuto dal Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari un contributo di 30.500,00 euro, finalizzato all’acquisto di un estrattore semi automatico per acidi nucleici per l’esame dei tamponi nell’ambito dell’emergenza COVID 19.
Si tratta di un gesto concreto ed importante a favore della salute pubblica del nostro Paese, che consente all’Istituto di migliorare ulteriormente le prestazioni della propria attività diagnostica.
 
L’incontro con la Direzione ha permesso inoltre al Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari di conoscere in modo approfondito l’attività istituzionale svolta dall’Istituto sul territorio delle Regioni Lombardia ed Emilia – Romagna ed il supporto tecnico – scientifico fornito a livello nazionale ed internazionale. 
La Direzione dell’Istituto ringrazia tutti i soci dei Club Rotary Club Brescia Sud-Est Montichiari per la generosità attiva e l’interesse dimostrati alla responsabilità sociale della nostra realtà.

EMA categorizzazione antibiotici, vademecum

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L’uso di antibiotici per la cura delle malattie dell’uomo e degli animali è da alcuni anni sotto osservazione per l’insorgenza di resistenze batteriche che rendono difficile la cura di molte malattie e sono causa di decessi. L’impegno dei sanitari e dei veterinari in particolare è accompagnato dal supporto scientifico di progetti di ricerca e di organizzazioni internazionali come EMA (European Medicines Agency). È importante infatti per ridurre l’incidenza della resistenza agli antibiotici scegliere l’antibiotico più adatto alla malattia che si sta affrontando. Recentemente EMA ha esortato i veterinari a utilizzare la categorizzazione AMEG (Antimicrobial Advice Ad Hoc Expert Group dell’EMA) prima di prescrivere antibiotici agli animali che hanno in cura e ha messo a disposizione uno strumento con infografica.
La nuova categorizzazione AMEG è disponibile in lingua italiana (e allegata). È la classificazione elaborata in base alla necessità di utilizzare antimicrobici nella medicina veterinaria e in base all’effetto che il possibile sviluppo della resistenza antimicrobica dovuto al loro utilizzo negli animali può avere sulla salute pubblica.
Le categorie sono quattro: Categoria A – Evitare; Categoria B – Limitare; Categoria C – Attenzione; Categoria D – Prudenza.
Per gli antibiotici di tutte le categorie, si dovrebbero evitare: l’uso non necessario, i periodi di trattamento eccessivamente lunghi e i sottodosaggi, mentre il trattamento di gruppo dovrebbe essere limitato a situazioni in cui non è fattibile un trattamento individuale. Più in generale, l’EMA invita a consultare le linee guida della Commissione europea.
Anche la via di somministrazione dovrebbe essere presa in considerazione assieme alla categorizzazione. L’AMEG ha fornito un elenco delle vie di somministrazione e dei tipi di formulazione, classificati dal minore fino al maggiore impatto stimato sull’antibiotico-resistenza.
L’EMA avverte che la categorizzazione non sostituisce le linee guida terapeutiche, che devono tenere conto anche di altri fattori, quali le informazioni di supporto presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto per i medicinali disponibili, le limitazioni inerenti all’uso nelle specie destinate alla produzione alimentare, le variazioni regionali delle malattie e dell’antibiotico-resistenza e le politiche nazionali in materia di prescrizione.

EMA categorizzazione antibiotici, vademecum

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L’uso di antibiotici per la cura delle malattie dell’uomo e degli animali è da alcuni anni sotto osservazione per l’insorgenza di resistenze batteriche che rendono difficile la cura di molte malattie e sono causa di decessi. L’impegno dei sanitari e dei veterinari in particolare è accompagnato dal supporto scientifico di progetti di ricerca e di organizzazioni internazionali come EMA (European Medicines Agency). È importante infatti per ridurre l’incidenza della resistenza agli antibiotici scegliere l’antibiotico più adatto alla malattia che si sta affrontando. Recentemente EMA ha esortato i veterinari a utilizzare la categorizzazione AMEG (Antimicrobial Advice Ad Hoc Expert Group dell’EMA) prima di prescrivere antibiotici agli animali che hanno in cura e ha messo a disposizione uno strumento con infografica.
La nuova categorizzazione AMEG è disponibile in lingua italiana (e allegata). È la classificazione elaborata in base alla necessità di utilizzare antimicrobici nella medicina veterinaria e in base all’effetto che il possibile sviluppo della resistenza antimicrobica dovuto al loro utilizzo negli animali può avere sulla salute pubblica.
Le categorie sono quattro: Categoria A – Evitare; Categoria B – Limitare; Categoria C – Attenzione; Categoria D – Prudenza.
Per gli antibiotici di tutte le categorie, si dovrebbero evitare: l’uso non necessario, i periodi di trattamento eccessivamente lunghi e i sottodosaggi, mentre il trattamento di gruppo dovrebbe essere limitato a situazioni in cui non è fattibile un trattamento individuale. Più in generale, l’EMA invita a consultare le linee guida della Commissione europea.
Anche la via di somministrazione dovrebbe essere presa in considerazione assieme alla categorizzazione. L’AMEG ha fornito un elenco delle vie di somministrazione e dei tipi di formulazione, classificati dal minore fino al maggiore impatto stimato sull’antibiotico-resistenza.
L’EMA avverte che la categorizzazione non sostituisce le linee guida terapeutiche, che devono tenere conto anche di altri fattori, quali le informazioni di supporto presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto per i medicinali disponibili, le limitazioni inerenti all’uso nelle specie destinate alla produzione alimentare, le variazioni regionali delle malattie e dell’antibiotico-resistenza e le politiche nazionali in materia di prescrizione.