Archivi della categoria: Link

Medici e veterinari nelle indagini sui focolai di malattie a trasmissione alimentare

vai all’articolo
Le infezioni a trasmissione alimentare causate da microrganismi che possono contaminare le filiere alimentari come i Campylobacter termofili, Salmonella enterica, Listeria monocytogenes e altri, si manifestano nella popolazione in forma sporadica o come gruppi di casi associati ad una comune sorgente di contaminazione, di solito un alimento o un insieme di alimenti contaminati da uno specifico ceppo batterico. Per rafforzare la consapevolezza e la collaborazione tra le figure professionali diverse coinvolte il Ministero della, il Centro di referenza nazionale per i rischi emergenti in sicurezza alimentare dell’IZSLER e l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), hanno predisposto uno specifico programma di formazione nazionale per tutti gli addetti al sistema di prevenzione e controllo dei focolai.

Gruppi di casi di infezione alimentare associati ad una comune sorgente di contaminazione costituiscono i cosiddetti focolai di infezione e sono particolarmente comuni nelle infezioni di origine alimentare a causa della distribuzione commerciale degli alimenti spesso molto ampia nelle economie avanzate. Proprio questo fattore socio-economico determina talvolta il verificarsi di focolai così ampi e così numericamente rilevanti da costituire vere e proprie crisi sanitarie. Ne è testimonianza il recente focolaio di listeriosi in Spagna dove centinaia di casi sono stati ricondotti allo stesso focolaio. Le conseguenze negative dei focolai, in particolare di grandi dimensioni, sono di due tipi: sanitarie per il danno di salute che comportano, economiche per l’impatto commerciale negativo che subiscono le filiere alimentari coinvolte. Se il danno sanitario è facilmente definibile in termini di numero di casi di malattia e talvolta purtroppo anche di decessi, il danno economico è più variabile tra focolai e tra diverse crisi. La variabilità dipende da fattori oggettivi quali la quantità di derrate, che si rivelano essere contaminate e quindi non idonee al consumo, e la scala di distribuzione geografica degli alimenti coinvolti. Un fattore sostanziale, anche se meno oggettivo nel determinismo dell’impatto economico di una crisi alimentare, è senza dubbio il livello di paura del consumatore e il tipo e la quantità di rischio percepito, entrambi capaci di portare a profonde conseguenze economiche negative nelle filiere interessate.

Proprio per la necessità di limitare sia l’impatto sanitario che quello socio-economico dei focolai di infezioni alimentari, soprattutto quando questi diventano vere crisi, l’attenzione delle istituzioni europee e nazionali sul tema è andato crescendo negli ultimi anni. Questo è avvenuto anche grazie al perfezionamento delle tecnologie di indagine nei focolai a seguito dell’introduzione dell’epidemiologia genomica basata sul sequenziamento di nuova generazione.

In questo quadro, il Ministero della Salute, il Centro di referenza nazionale per i rischi emergenti in sicurezza alimentare dell’IZSLER e l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), ha organizzato un programma nazionale di formazione per accrescere la consapevolezza sul tema da parte delle autorità competenti sul territorio, e per trasmettere agli attori coinvolti nelle indagini e nella gestione dei focolai le evoluzioni metodologiche più recenti, che integrano epidemiologia classica ed epidemiologia molecolare. Il programma si articola in due eventi (http://formazione.izsler.it/eventi/2282), su più edizioni della durata di tre giorni ciascuna, con una forte componente pratica (http://formazione.izsler.it/eventi/2281), per calare i partecipanti in uno scenario di focolaio molto realistico, in cui operare nella veste di autorità competenti preposte alle indagini. Nelle esercitazioni i servizi medici e veterinari sono chiamati a lavorare in stretta sinergia, al fine di promuovere la cultura della integrazione interprofessionale così necessaria in questo campo.

Il programma si inscrive nelle attività del settore riferibili alla Dec 2019/300 della Commissione Europea del 19 febbraio 2019 che istituisce un piano generale per la gestione delle crisi riguardanti la sicurezza degli alimenti e dei mangimi e rappresenta una ricaduta nazionale per le autorità competenti regionali di una analoga iniziativa della Commissione Europea attualmente in atto attraverso il programma BTSF.

Il risultato atteso dell’iniziativa è l’accrescimento della cultura dell’integrazione medico veterinaria nei servizi sanitari e della consapevolezza della necessità di migliorare gli interventi di indagine dei focolai come strumento di prevenzione sanitaria e di miglioramento dei sistemi di sicurezza alimentare.

Intossicazione da Listeria per consumo di alimenti, precauzioni

vai all’articolo

Le recenti notizie sui casi di Listeriosi in Spagna (http://www.viaggiaresicuri.it/#/country/ESP) connesse al consumo di carni preparate possono suscitare preoccupazione. E’ tuttavia da ricordare che l’Italia e molti stati europei hanno una sistema di sorveglianza attiva efficiente che permette identificare i patogeni, gli alimenti e la provenienza degli stessi in modo da limitare la diffusione di situazioni pericolose. Alcune norme di buon utilizzo degli alimenti  da mettere in atto nelle proprie cucine sono altrettanto efficaci nel prevenire simili tossinfezioni.

Listeria monocytogenes è il batterio responsabile del grave focolaio di infezione che ha recentemente colpito la Spagna. Questo batterio è molto diffuso nell’ambiente trovandosi comunemente nel terreno, nell’acqua e nei vegetali oltre che nelle feci di numerose specie animali, senza che questi mostrino sintomi di malattia. Esso è in grado di riprodursi a temperature variabili da -1.5°C a 45°C e ha notevoli capacità di persistenza nell’ambiente. La conseguenza di questa capacità di adattamento è la notevole frequenza con cui Listeria monocytogenes  può contaminare qualunque livello della filiera di produzione e consumo degli alimenti. Può infatti essere presente e crescere in derrate agricole  e in alimenti trasformati, conservati e refrigerati. Proprio a causa della sua ubiquitarietà, gli alimenti che possono veicolare il batterio e quindi essere associati alla listeriosi sono molti e comprendono pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, cibi trasformati e preparati (pronti all’uso o così detti “ready to eat”) incluse le carni fredde tipiche delle gastronomie, le insalate preconfezionate, i panini, il pesce affumicato.

A fronte dell’ubiquitarietà di Listeiria monocytogenes e quindi della frequenza con cui gli alimenti possono esserne contaminati, l’infezione resta un evento molto raro (dati EFSA). La ragione di questo è duplice, da un lato la quantità di batteri che devono essere ingeriti per andare incontro a malattia è piuttosto elevata e normalmente i livelli richiesti non si raggiungono negli alimenti che consumiamo, dall’altro lato, per sviluppare malattia è generalmente necessario che la persona sia in condizioni particolari, generalmente di immunodepressione (come nell’anziano, in pazienti oncologici, con infezione da HIV) o in gravidanza. Il basso e spesso nullo contenuto del batterio negli alimenti in vendita in Europa e in diverse altre aree mondiali è assicurato da specifiche modalità di produzione e distribuzione degli alimenti messe in atto dagli operatori delle filiere alimentari in forza di normative precise e sottoposte a verifica attraverso i controlli ufficiali delle autorità di sicurezza alimentare. Tuttavia, come per la maggior parte delle tossinfezioni alimentari, la prevenzione deve essere fatta anche dal consumatore, ultimo anello della filiera alimentare, attraverso comportamenti corretti e una attenta igiene personale e delle attrezzature di cucina.

In particolare, si suggerisce di:

  1. cuocere accuratamente i cibi, seguendo le indicazioni riportate in etichetta e comunque garantendo il raggiungimento, a cuore del prodotto, di una temperatura non inferiore a 70°C per 1/2 minuti.
  2. leggere attentamente le etichette alimentari, sia per garantire una corretta conservazione dei cibi cotti già pronti al consumo (ready to eat) con il rispetto della catena del freddo, sia per effettuare sempre il consumo entro la data di scadenza riportata, ed infine per consumare correttamente i cibi; i wurstel, ad esempio, sono prodotti a base di carne cotti, da consumare previa cottura!
  3. eliminare la porzione non edibile dei cibi: in particolare la crosta in taluni tipi di formaggio (a crosta fiorita, erborinati) non è idonea al consumo, così come il budello dei salami, che deve essere eliminato;
  4. non acquistare alimenti privi di etichetta, soprattutto se a base di materie prime crude o non trattate termicamente, in quanto maggiormente a rischio di tossinfezioni alimentari;
  5. lavare sempre accuratamente la frutta e la verdura, anche se confezionate (verdura di IV gamma) prima del consumo; lavare accuratamente anche il melone (prima del taglio), asciugandolo con carta assorbente a perdere;
  6. mantenere separati gli alimenti crudi da quelli cotti, sia all’interno del frigorifero, sia durante la preparazione, evitando di utilizzare gli stessi utensili (forbici, coltelli, taglieri) per la porzionatura.
  7. lavarsi sempre le mani prima e dopo aver manipolato gli alimenti, ed asciugarsele con carta assorbente a perdere;
  8. in generale, i salami ed i salumi a pezzo anatomico intero (prosciutto crudo, coppa, pancetta, culatello, salami con oltre 40 giorni di stagionatura, etc.) essendo prodotti a lunga stagionatura, non sono considerati alimenti a rischio per Listeria monocytogenes; cosi come i prodotti a base di carne cotti (prosciutto cotto, mortadella, zamponi, cotechini), grazie al trattamento termico cui sono sottoposti prima e dopo il confezionamento. Tuttavia i prodotti cotti, dopo apertura dell’involucro originale del produttore sono facilmente contaminabili quindi vanno manipolati con attenzione per prevenirne la contaminazione,  mantenuti in frigorifero e non conservati troppo a lungo, tipicamente non oltre qualche giorno.
I paesi a maggiore sviluppo socio-sanitario, tra questi l’Italia, mantengono attivi sistemi di sorveglianza della Listeriosi nella popolazione, così come di diverse altre malattie, allo scopo di identificare aumenti di casi e possibili focolai per poter dar corso alle indagini epidemiologiche necessarie ad identificare la fonte di infezione. Queste indagini si avvalgono anche di tecnologie microbiologiche innovative che si stanno progressivamente integrando nei sistemi di sorveglianza più avanzati.

Funghi commestibili e funghi pericolosi, una guida

vai all’articolo
Il tempo di fine estate è tempo di funghi per molti appassionati che uniscono il piacere di una passeggiata a quello della raccolta di un prodotto molto apprezzato. Una guida alla prevenzione delle intossicazioni  prodotta da IZSLER con altri enti pubblici è in distribuzione gratuita presso la biblioteca e scaricabile dal sito IZSLER (https://www.izsler.it/izs_home_page/pubblicazioni/00002284_I_funghi___guida_alla_prevenzione_delle_intossicazioni.html)
 
Dalla collaborazione tra IZSLER, Ministero della Salute, Regione Lombardia, ASL di Monza e Brianza, Ospedale Niguarda di Milano, Centro Antiveleni di Milano e Provincia di Milano è nato alcuni anni fa un opuscolo che mira a informare i cittadini sui rischi e sulle norme di comportamento nel consumo dei funghi.
La raccolta dei funghi è disciplinata da regolamenti e normative locali che vanno conosciute prima di mettersi a raccogliere prodotti indiscriminatamente, il consumo e la conservazione sono altrettanto importanti.
La regione Lombardia ha una pagina internet dedicata alle Regole sulla raccolta di funghi (https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/agricoltura/raccolta-funghi-e-tartufi/raccolta-funghi-nuove-regole), e così l’Emilia Romagna (https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/sistema-regionale/funghi-sottobosco-tartufi/le-regole-per-la-raccolta-dei-funghi ) dove si possono trovare indicazioni che aggiornano le indicazioni normative contenute nella linea guida.
Analoghe informazioni sono disponibili sui siti di tutte le regioni italiane
 
La conoscenza delle modalità di utilizzo dei funghi è però molto importante non va trascurata, è il presupposto per una maggiore sicurezza del consumatore, sia nel caso in cui i funghi siano acquistati nei supermercati, sia che siano raccolti direttamente.
La minaccia alla salute non viene solo dai funghi velenosi, ma anche da funghi commestibili raccolti in luoghi non idonei o conservati in modo non appropriato o cucinati male.
L’opuscolo, anche attraverso l’ausilio di fotografie, schede riassuntive e schemi esemplificativi mira a informare in modo semplice e al tempo stesso completo e corretto.
I principali temi toccati sono:

 
– cosa sono i funghi e norme di comportamento nella loro raccolta e trasporti
– i sintomi e la specie responsabili delle intossicazioni con sindromi a breve e lunga latenza
– i funghi commestibili ma pericolosi
– cosa fare nel caso di intossicazioni
– come conservare i funghi
– i miti da sfatare riguardo i funghi

 
L’opuscolo si chiude con una breve appendice sul botulino e alcune informazioni utili per i raccoglitori, il consumo e l’acquisto.
 Riportiamo il messaggio fondamentale, regola d’oro per chiunque voglia mangiare funghi: “Non consumare funghi che non siano stati controllati da un micologo professionista!”

Piramide della ricerca, comunicato

vai all’articolo
Con il COMUNICATO SUL NUOVO RUOLO DEL PERSONALE DELLA RICERCA SANITARIA E DELLE ATTIVITÀ DI SUPPORTO ALLA RICERCA, l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia-Romagna porta a conoscenza di quanti possono essere interessati la situazione attuale e la possibilità di manifestare il proprio interesse compilando il modulo di manifestazione di interesse e inviandolo alla Direzione Generale di IZSLER.

Comunicato nuovo ruolo personale ricerca
Modulo manifestazione interesse

3R verso una ricerca senza animali, primo annuncio di un convegno

vai all’articolo
Il Principio delle 3R per una visione comune è il titolo dell’Workshop che sarà organizzato preso il Ministero della Salute, dal Gruppo di lavoro sui metodi alternativi costituitosi recentemente presso la Direzione Generale dei Servizi Veterinari. Lo scopo della giornata è di rinforzare le collaborazioni nell’ambito delle 3Rs sul territorio nazionale e coordinare le attività delle varie realtà che operano sul tema.

Alla giornata contribuiscono con il Centro di Referenza per i metodi alternativi, cura e benessere degli animali da laboratorio, oltre al Ministero della Salute, l’Istituto superiore di Sanità e il Centro universitario 3R.
La giornata aiuterà a condividere conoscenze e competenze specifiche delle differenti realtà operanti all’interno della tematica riguardane la progressiva sostituzione degli animali nella ricerca e nello sviluppo farmacologico. La confluenza permetterà la nascita di nuove idee, miglioramenti tecnici e metodologici con risultati traslabili e ritorni sia scientifici che economici.
La necessità di costruire una rete di collaborazione e di condividere esperienza e conoscenza, rappresenta un punto di forza richiesto anche a livello europeo, al fine di diffondere il più possibile non solo l’applicazione dei metodi alternativi all’utilizzo degli animali, ma anche il concetto di “alternativo” nelle sue differenti sfaccettature.
È importante comprendere che questa tematica deve essere affrontata sotto differenti punti di vista e, pertanto, è necessaria la collaborazione di diverse professionalità, ognuna delle quali può apportare il proprio contributo per raggiungere lo scopo comune di una ricerca sempre più rivolta ad un percorso attuato secondo scienza e coscienza.
Il corso si rivolge nello specifico a ricercatori in ambito biomedico, ricercatori coinvolti nelle attività di valutazione della sicurezza di diversi tipi di sostanze e a tutto quel personale che si occupa di ricerca di base.

Bioconversione di fanghi di depurazione contributo IZSLER ad un progetto di ENEA

vai all’articolo
Il Laboratorio Biomasse e Biotecnologie per l’Energia dell’ENEA ha avviato una sperimentazione mirata a caratterizzare un processo di bioconversione di fanghi di depurazione di acque reflue urbane mediata dal H. illucens Le larve di Hermetia illucens negli ultimi anni sono state oggetto di numerosi studi data la loro possibilità di poter essere utilizzate sia come mangime per pollame e pesce sia per la produzione di biodiesel e peptidi antibatterici. IZSLER partecipa al progetto con le attività della Sezione di Reggio-Emilia da tempo specializzata in tutte le attività e ricerche che riguardano gli insetti.

Gli insetti allevati in EU per la produzione di alimenti, mangimi (o altri utilizzi) sono a tutti gli effetti “animali allevati” (Reg. CE 1069/2009), anche per gli insetti devono valere i requisiti generali in materia di igiene degli alimenti e sanità animale (Pacchetto igiene Reg. CE 178/2002 e 183/2005, igiene degli alimenti e dei mangimi). Per questo, certamente, per la produzione di alimenti e mangimi a base di farine di insetti, questi devono essere allevati su substrati alimentari rispondenti ai requisiti di qualità e sicurezza definiti nella direttiva 2002/32/EC (sostanze indesiderabili nell’alimentazione degli animali).
Va tuttavia considerato che, negli ultimi 5 anni l’attenzione della comunità scientifica per H. illucens si è ulteriormente ampliata, spostando l’attenzione della ricerca al settore della bioconversione. In questo contesto le larve vengono allevate allo scopo di ottimizzare la gestione di varie tipologie di rifiuto, migliorandone la qualità e riducendone la quantità. Diversi sono i motivi di questo interesse, primo fra tutti l’estrema voracità delle larve di questa specie che gli permette di consumare una vasta gamma di rifiuti organici, tra cui rifiuti alimentari, rifiuti organici urbani e letame animale. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche sulla bioconversione dei rifiuti organici di H. illucens si basa su rifiuti alimentari, mentre assenti sono gli studi fatti sulla bioconversione dei fanghi di depurazione. Per tale motivo il nostro istituto ha formalizzato una collaborazione con il Laboratorio Biomasse e Biotecnologie per l’Energia dell’ENEA per una sperimentazione mirata a caratterizzare un processo di bioconversione di fanghi di depurazione di acque reflue urbane mediata dal H. illucens. Le prove prevedono analisi dei substrati e delle larve in pre e post conversione, allestendo un biosaggio con due tesi (substrati costituiti da fanghi al 75 e al 50 % in miscela con dieta artificiale specifica per l’insetto). Questo permetterà di valutare l’efficienza della bioconversione in termini di riduzione del substrato iniziale, diminuzione delle cariche di batteri patogeni e della concentrazione di metalli pesanti, nonché la produzione di biomassa di insetti, al fine di supportare scientificamente la possibilità di utilizzo di questa specie in un’ottica di gestione, riduzione ed economia circolare legata ai rifiuti.

A Brescia l’acqua migliora

vai all’articolo
L’acqua è un bene la cui importanza diviene sempre più evidente. A Brescia nel 2015 è stato costituito dal Comune l’Osservatorio “ACQUA BENE COMUNE” al quale partecipa anche IZSLER. L’Osservatorio ha emesso due rapporti che confermano la riduzione di alcuni valori delle sostanze presenti, in particolare del Cromo esavalente sceso ulteriormente molto al di sotto dei valori minimi consentiti. Tutti i dati e i risultati dell’Osservatorio sono reperibili sul sito del Comune di Brescia http://www.comune.brescia.it/servizi/ambienteeverde/Ambiente/Pagine/Osservatorio-Acqua-Bene-Comune.aspx

L’Osservatorio “ACQUA BENE COMUNE” è nato nel 2014 e ha prodotto un 1° rapporto nel 2015. A seguito della pubblicazione, nel dicembre 2015, del I° Rapporto redatto dall’Osservatorio “Acqua Bene Comune” i lavori dell’Osservatorio sono proseguiti, in particolare sulla falda acquifera e sull’inquinamento delle acque sotterranee bresciane, fino al termine del mandato amministrativo con la stesura del 2° Rapporto che è stato successivamente pubblicato dopo la ricostituzione dell’Osservatorio stesso in data 07/12/2018.
Il 2° Rapporto (http://www.comune.brescia.it/servizi/ambienteeverde/Ambiente/Documents/Osservatori/Osservatorio%20ORI%20MARTIN/Secondo%20rapporto%20acqua%20bene%20comune.pdf) fornisce alla cittadinanza ulteriori elementi conoscitivi in continuità con il 1° Rapporto (http://www.comune.brescia.it/servizi/ambienteeverde/Ambiente/Documents/Osservatori/Osservatorio%20ACQUA/Primo%20Rapporto%20Osservatorio%20Acqua%20Bene%20Comune.pdf).
 
Oltre ad un’integrazione di dati aggiornati rispetto al 1° Rapporto, sono state introdotte alcune novità quali, per le acque distribuite dall’acquedotto comunale, l’andamento delle concentrazioni di cromo esavalente, i nuovi impianti di depurazione delle acque, in particolare proprio per il cromo esavalente e il tema dell’inquinamento delle acque sotterranee, anche alla luce delle ultime indagini a disposizione. Anche questo 2° Rapporto è corredato da un ampio glossario e da risposte alle domande più frequenti (FAQ) (http://www.comune.brescia.it/servizi/ambienteeverde/Ambiente/Documents/FAQ%20Osservatorio%20Acqua.pdf) .
 
La presentazione del 2° Rapporto è stata una delle prime attività dell’Osservatorio “Acqua Bene Comune” che vede anche questa volta una rappresentanza del nostro Istituto nella figura della dr.ssa Elena Faggionato.
 
L’attività dell’Osservatorio proseguirà nelle prossime sedute dei componenti coinvolti per sviluppare tematiche sempre attuali e di interesse aventi le seguenti finalità:

  • Analisi periodica dei dati ottenuti dai controlli effettuati dall’ente gestore (A2A) e dall’ATS
  • Elaborazione dei dati per una consultazione facilitata degli stessi anche dal sito del Comune di Brescia
  • Approfondimenti sulla distribuzione dell’acqua dell’acquedotto con riferimento soprattutto agli impianti di competenza dell’utenza (impianti di trattamento domestici)
  • Promozione di campagne di sensibilizzazione alle scuole e alla cittadinanza sui temi trattati
  • Approfondimenti sul tema dell’inquinamento delle acque sotterranee
  • Stesura di documenti riepilogativi dell’attività svoltae di un 3° Rapporto a cadenza biennale

Come già indicato nel 1° Rapporto, anche dal 2° Rapporto si evidenzia che i valori per il Cromo esavalente nell’acqua, pur essendo sempre stati al di sotto dei limiti fissati dalla normativa nazionale (Cromo totale 50 µg/L), ad oggi sono scesi al di sotto dei 5 µg/L (limite di rilevabilità del metodo analitico utilizzato), ciò in seguito all’allestimento di impianti di trattamento per l’abbattimento del Cromo esavalente (ormai completato), da parte dell’ente che gestisce l’acquedotto (A2A).

Encefalite da West Nile Virus sorveglianza integrata per prevenire la malattia

vai all’articolo

La West Nile Disease (WND) è una malattia virale trasmessa dalle zanzare, che si manifesta clinicamente nell’uomo e nel cavallo. In particolare, nell’uomo, circa il 20% dei soggetti infetti sviluppa una malattia sistemica febbrile (febbre di West Nile) mentre, in una percentuale ridotta dei casi, la malattia assume carattere neuro-invasivo con quadri di encefalite, in alcuni casi mortale. La sorveglianza integrata fra differenti sistemi di sorveglianza: entomologico, veterinario ed umano, garantisce un più efficace riscontro della presenza e circolazione del virus in un determinato territorio.

Il recente isolamento del virus West Nile da zanzare catturate nella zona di Parma effettuato dalla Sezione di Reggio-Emilia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia-Romagna, e il rilievo di positività sierologica in un cavallo con sintomi nervosi sono elementi decisivi per comprendere la circolazione del virus nel territorio e contribuire efficacemente alla prevenzione della malattia nell’uomo.
La West Nile Disease (WND) è una malattia virale trasmessa dalle zanzare, soprattutto quelle “serotine/notturne” appartenenti al genere Culex. Il ciclo naturale del virus prevede il passaggio del virus da diverse specie di uccelli selvatici, che agiscono da serbatoio, alle zanzare, che a loro volta possono infettare diverse specie animali (mammiferi, uccelli e rettili). Tra i mammiferi, nell’uomo in particolare, sebbene la maggior parte delle infezioni decorra in modo asintomatico, circa il 20% di soggetti infetti sviluppa una malattia sistemica febbrile (febbre di West Nile) e, in una percentuale ancora più ridotta di casi, la malattia assume carattere neuro-invasivo con encefalite, meningo-encefalite o paralisi flaccida, fino anche alla morte. 
Complessivamente in Italia, dal 2018 sono stati notificati oltre 247 casi umani autoctoni di malattia neuro-invasiva da West Nile (WNND), in 9 Regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna), oltre a 8 casi di importazione.

In considerazione della complessità del ciclo biologico del WNV, è necessario integrare i differenti sistemi di sorveglianza: entomologico, veterinario ed umano, al fine di garantire un più efficace riscontro della presenza e circolazione del virus in un determinato territorio.
Una sorveglianza integrata è attiva nelle Regioni Lombardia ed Emilia-Romagna da svariati anni e viene oggi effettuata in conformità con quanto stabilito dal “Piano nazionale integrato di prevenzione, sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2019”.
In sintesi, il sistema di sorveglianza integrata ha l’obiettivo di:

  • individuare il più precocemente possibile la circolazione virale sul territorio regionale attraverso programmi di sorveglianza mirata riguardanti gli equidi, gli uccelli appartenenti a specie bersaglio e gli insetti vettori
  • attuare in maniera tempestiva, efficace e coordinata le misure preventive necessarie per ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo, tramite un efficiente scambio di informazioni tra tutti gli Enti interessati
  • prevenire il rischio di trasmissione della malattia agli esseri umani sia attraverso le donazioni di sangue, emocomponenti, organi o tessuti, sia attraverso le zanzare, con particolare attenzione durante il loro periodo di maggiore attività vettoriale
  • governare in maniera coordinata le eventuali emergenze epidemiche.

L’attività di sorveglianza integrata è coordinata dalla UO Veterinaria di Regione Lombardia e Regione Emilia-Romagna ed è attuata con il supporto dell’IZSLER, Dipartimenti Veterinari e dei Corpi di Polizia Provinciale, che provvedono a conferire all’IZSLER i campioni per le analisi di laboratorio e precisamente:

  • uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio prelevati con la collaborazione con i
  • insetti del genere Culex catturati con trappole dedicate ogni 15 giorni in oltre 70 siti delle due Regioni
  • materiali patologici da cavalli sintomatici
  • carcasse di uccelli selvatici trovati morti, anche in collaborazione con i CRAS.

Sul sito degli Osservatori epidemiologici della Lombardia
(https://www.izsler.it/pls/izs_bs/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=828)
 e dell’Emilia-Romagna
(https://www.izsler.it/pls/izs_bs/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=736)
sono disponibili ulteriori informazioni relative alla malattia e alle attività di controllo

Il ministro On. G.Grillo apre il Guppo di lavoro per la promozione dei metodi alternativi all’utilizzo di animali

vai all’articolo
E’ stato costituito il Gruppo di Lavoro per lo studio e l’applicazione delle normative in materia di sperimentazione animale, per la promozione dei principi delle 3R e dei metodi di ricerca senza uso di animali. Il Ministro della Salute, On. Giulia Grillo, ha presentato gli obiettivi inerenti l’istituzione di tale gruppo di lavoro ed è stata affidata al Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso IZSLER, la presidenza del gruppo con l’incarico di coordinamento.

Nella giornata del 16 Luglio si è tenuta presso il Ministero della Salute la presentazione del Gruppo di Lavoro per lo studio e l’applicazione delle normative in materia di sperimentazione animale, per la promozione dei principi delle 3R e dei metodi di ricerca senza uso di animali, costituito presso la Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, dr. Silvio Borrello.
In tale occasione, alla presenza del Ministro della Salute On. Giulia Grillo, dr. Borrello (Direttore Generale), dr. Santucci (Direttore Ufficio 6 – Tutela del benessere animale, igiene zootecnica e igiene urbana veterinaria) e dei collaboratori degli uffici interessati, il Ministro ha presentato gli obiettivi inerenti l’istituzione di tale gruppo di lavoro.
Il gruppo è costituito da membri appartenenti a differenti istituzioni pubbliche: Ministero della Salute, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Istituto Superiore di Sanità, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, Centro Nazionale delle Ricerche, Accademici e Ricercatori coinvolti in molteplici campi della sperimentazione e delle tematiche ad essa correlate (bioetica, legislazione).
Nello specifico, è emersa la volontà da parte delle istituzioni di promuovere la discussione inerente sia i metodi che sostituiscono l’utilizzo degli animali da laboratorio sia l’applicazione integrale delle 3Rs (Refinement, Reduction, Replacement) che si inseriscono ed affiancano la realizzazione dei test totalmente alternativi.
L’attività che viene richiesta al gruppo di lavoro, prevede i seguenti obiettivi:

  • effettuare uno studio della normativa nazionale e dell’Unione europea in materia di sperimentazione animale e sui metodi alternativi;
  • svolgere una corretta e approfondita informazione scientifica sul benessere degli animali utilizzati a fini scientifici e sulle alternative alla sperimentazione animale;
  • promuovere l’applicazione dei principi delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement), in particolare in ambito didattico;
  • proporre iniziative volte a garantire la trasparenza sull’impiego degli animali nella ricerca scientifica, in particolare sulla tipologia di animali impiegati, sulle condizioni di trattamento, sulle finalità delle ricerche e sui risultati ottenuti;
  • formulare proposte normative volte a garantire un più elevato livello di protezione degli animali utilizzati a fini scientifici

Da ultimo, al Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, Benessere e Cura degli Animali da Laboratorio, con sede presso IZSLER, creato proprio a seguito dell’emanazione della direttiva europea 63/2010 per lo studio delle 3R e dei metodi alternativi, è stata affidata la presidenza del gruppo di lavoro, con l’obiettivo di coordinare le attività e di mantenere aggiornato il Ministero della Salute relativamente ai progressi che si otterranno nell’ambito dell’incarico conferito. Nel corso della riunione d’insediamento il gruppo di lavoro ha nominato presidente la dott.ssa Silvia Dotti del Centro di Referenza Nazionale per i Metodi Alternativi, benessere e cura degli animali da laboratorio.
 

Uno sguardo sulle malattie degli animali selvatici in Europa

vai all’articolo
Molte malattie infettive presenti nella fauna selvatica o che da essa possono essere trasportate, influiscono sulla conservazione delle specie, la biodiversità, la salute del bestiame e anche la salute umana. E’ stato pubblicato dalla rivista Journal of Wildlife Diseases (Journal of Wildlife Diseases 55(1), 2019, pp. 3-43) un aggiornamento sulle modifiche nell’epidemiologia di 25 malattie infettive selezionate, legate alla fauna selvatica in Europa (dal 2010-2016) che hanno avuto un impatto, o potrebbero avere un impatto futuro, sulla salute della fauna selvatica, del bestiame e degli esseri umani. Alla stesura della pubblicazione ha partecipato il Dr. Lavazza in qualità di esperto dell’Istituto Zooproflattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia-Romagna.

I 25 agenti di malattia delle specie selvatiche europee sono stati selezionati sulla base dei seguenti criteri:

  1. identificazione quali importanti obiettivi di sorveglianza nei recenti progetti a livello europeo 
  2. inserimento nella legislazione dell’Unione europea come patogeni che richiedono obbligatoriamente sorveglianza
  3. presenza in letteratura recente, quali malattie legate alla fauna in Europa dal 2010 in poi
  4. inserimento in elenchi di patogeni primari negli elenchi dell’ Office International des Epizooties (OIE)
  5. Patogeni emergenti presentati in conferenze e discussioni informali su una mailing list di gruppo da parte di una rete europea di scienziati esperti di malattie della fauna selvatica (European Wildlife Disease Association)
  6. identificazione come patogeni che hanno mostrato cambiamenti nella loro epidemiologia durante il periodo dal 2010 al 2016.

Tra gli agenti di malattia inclusi in questa indagine troviamo: virus dell’influenza aviaria, virus dell’influenza delle foche, lagovirus, virus della rabbia, lissavirus dei pipistrelli, filovirus, virus del cimurro canino, morbillivirus dei mammiferi acquatici, virus della febbre catarrale, Virus West Nile  hantavirus, virus di Schmallenberg, virus della febbre emorragica Crimea-Congo, virus della peste suina africana, ranavirus degli anfibi, virus dell’epatite E, tubercolosi bovina (Mycobacterium bovis), tularemia (Francisella tularensis), brucellosi (Brucella spp.), salmonellosi (Salmonella spp.), Coxiella burnetii, chytridiomycosis, Echinococcus multilocularis, Leishmania infantum, Chronic wasting disease (encefalite spongiforme dei cervidi).
Il capitolo dei lagovirs curato dal Dr. Lavazza, riguarda lepri e conigli selvatici, e, dal punto di vista privilegiato del Centro di referenza per le malattie dei Lagomorfi, offre un panorama esaustivo della diffusione della malattia emorragica del coniglio (MEV) e della lepre (RHDV) in tutte le sue varianti virologiche presentatisi negli anni.
Molti dei patogeni descritti nella pubblicazione stanno entrando in Europa dagli altri continenti, mentre altri stanno espandendosi all’interno, per diffondersi poi oltre l’Europa.
La conoscenza e la sorveglianza delle malattie legate alla fauna selvatica su scala continentale è quindi importante per la valutazione su tutto il pianeta, per i rischi che le malattie possono comportare alla fauna selvatica, agli animali domestici e alla salute umana.